Mag 29

Comunicare per il sociale oltre la retorica del dolore

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di Giovanni Paci (Poieinlab)

È primavera e, puntuale come una tartaruga che esce da sotto terra, arriva la compilazione della dichiarazione dei redditi e con essa le mirabolanti campagne per la donazione del 5×1000.
Non sono un esperto né uno studioso, sono uno che questo mondo del terzo settore lo ha attraversato sotto varie forme, ne ha visto la normale trasformazione negli anni con le positività e negatività che tutti i grandi processi di cambiamento portano con sé.
Ci sono cose però che faccio fatica, non tanto a comprendere quanto ad accettare, e sono certe campagne di promozione come queste, che ci tartassano e ci tartasseranno per mesi nel tentativo di imprimere nelle nostre menti i numeri magici del codice fiscale che darà diritto a spartirsi la torta che lo Stato gentilmente concede, gettandola nella gabbia del non profit e lasciando che ci si scanni per ottenerne un pezzo.
Ingredienti fondamentali sono una musica di sottofondo in stile Morricone, con passaggi in minore prolungati per creare un senso di mesta riflessione sul senso dell’umana ingiustizia; se ascolti la radio potresti sentire una voce molto calda e lenta che ti racconta quanto le persone soffrano e, naturalmente, non essendoci tempo per la brevità dello spot, di soffermarsi sulle cause, si passa subito a rassicurare che con una “semplice firma” sarà possibile eliminare questa sofferenza. In televisione invece potresti vedere bambini tristi seduti lungo il ciglio di una strada sconnessa o anziani soli su una panchina di periferia che si trasformano, sempre grazie a una “semplice firma”, in bambini vivaci e gioiosi che tirano calci a un pallone e in anziani che giocano a carte sorridenti pieni di compagnia e amorevoli cure. In alcuni casi, testimonial famosi garantiscono la bontà del tutto e può capitare che tali testimonial stiano su un canale promuovendo il triste destino dei diseredati e su un altro la grande corporation che ci offre servizi di telefonia a prezzi mai visti. Al netto della necessaria semplificazione, non banalizzazione per carità no, dei concetti, caratteristica dei messaggi veicolati dai mezzi di comunicazione di massa.
Continua la lettura su The Way, Blog collaborativo sul terzo settore

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