2016 | Sondaggio: Il futuro della Giostra dell’Orso (e non solo)
Giostra dell’Orso e non solo: un sondaggio per la città
δεῖξις – poieinLab per la città
A partire da sabato 24 ottobre, per tre settimane nei giorni di mercato, poieinLab, Istituto di ricerca specializzato in sondaggi e rilevazioni sociali, realizzerà un’indagine per capire l’orientamento dei cittadini pistoiesi sui temi che da anni caratterizzano il panorama dell’offerta culturale pistoiese.
Dalla Giostra dell’Orso, al Festival Blues passando per eventi come Dialoghi sull’Uomo e Leggere la città, i pistoiesi saranno chiamati a esprimere la propria opinione rispondendo alle domande dei rilevatori di poieinLab che attraverseranno il mercato cittadino, muniti di tablet, oltre che presso il gazebo posto in Via Cavour, dove riceveranno tutte le informazioni utili sulle finalità e le caratteristiche della rilevazione.
A pochi giorni dalla consultazione sulla Giostra, tema che tanto appassiona la cittadinanza, indipendentemente dalle diverse posizioni, poieinLab intende fornire un servizio alla comunità locale di ampio respiro, dando la possibilità, a chiunque lo desideri, di valutare ed esprimere il proprio apprezzamento o la propria contrarietà rispetto a eventi di grande impatto e che richiedono l’investimento di notevoli risorse pubbliche.
Con questa iniziativa, l’Istituto di ricerca, che si caratterizza per la rigorosità scientifica del metodo di rilevazione e l’attenzione alle realtà locali, continua nel suo percorso di offerta di occasioni di riflessione per i cittadini e di contaminazione tra scienza e cultura che lo ha caratterizzato fin dagli esordi, facendone una delle più interessanti iniziative scientifico-culturali, all’interno dell’area metropolitana, degli ultimi anni.
L’iniziativa è totalmente autofinanziata dai soci dell’Istituto, che è un’organizzazione senza fini di lucro, e non ha alcuna committenza, senza quindi legami con interessi di tipo economico o politico. L’unico interesse è conoscere il pensiero dei pistoiesi e metterlo a disposizione della città, degli operatori, di chi usufruisce dell’offerta culturale e di chi ne ha in mano le sorti.
E voi, quanta cultura producete?
di Giovanni Paci (PoieinLab)
L’altro giorno guardavo una vecchia puntata di ‘The Newsroom’. Il conduttore Will McAvoy (Jeff Daniels) intervistava un’attivista del movimento ‘Occupy Wall Street’ che, nella fiction, era ai suoi albori. Con fare tra lo snob e il paternalistico, il vecchio conduttore scafato incalzava la giovane attivista, sempre più in difficoltà, proponendo continuamente obiezioni che potevano essere condensate in due semplici considerazioni: come potevano pensare di aver successo senza un leader e senza una prospettiva politica che traducesse in legge, e quindi in consenso, e quindi in politica, le idee e le critiche discusse in miriadi di dibattiti, assemblee, cortei, manifestazioni, workshop e chi più ne ha più ne metta?
La questione, e il dilemma che essa contiene, è eterna e riguarda la sempiterna, appunto, lotta tra l’idealità e la possibilità, tra il fare cultura e il fare politica, tra la radicalità e il compromesso. Per deformazione professionale mi è venuto immediatamente da tradurre questo dilemma all’interno del mondo del terzo settore che costituisce, se vogliamo, un tentativo imperfetto di coniugare cose che tra loro sono sempre state tenute separate nella pratica, sebbene da sempre agognate nella discussione e nell’elaborazione teorica di chi non si accontentava delle realtà com’erano ma provava a immaginare come potevano essere – per rielaborare un famoso e abusato detto del buon Robert Kennedy che di questa dicotomia, quasi paradossale, è stato, ahimè, concretamente vittima.
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