Ottobre 15

E voi, quanta cultura producete?

di Giovanni Paci (PoieinLab)

L’altro giorno guardavo una vecchia puntata di ‘The Newsroom’. Il conduttore Will McAvoy (Jeff Daniels) intervistava un’attivista del movimento ‘Occupy Wall Street’ che, nella fiction, era ai suoi albori. Con fare tra lo snob e il paternalistico, il vecchio conduttore scafato incalzava la giovane attivista, sempre più in difficoltà, proponendo continuamente obiezioni che potevano essere condensate in due semplici considerazioni: come potevano pensare di aver successo senza un leader e senza una prospettiva politica che traducesse in legge, e quindi in consenso, e quindi in politica, le idee e le critiche discusse in miriadi di dibattiti, assemblee, cortei, manifestazioni, workshop e chi più ne ha più ne metta?

La questione, e il dilemma che essa contiene, è eterna e riguarda la sempiterna, appunto, lotta tra l’idealità e la possibilità, tra il fare cultura e il fare politica, tra la radicalità e il compromesso. Per deformazione professionale mi è venuto immediatamente da tradurre questo dilemma all’interno del mondo del terzo settore che costituisce, se vogliamo, un tentativo imperfetto di coniugare cose che tra loro sono sempre state tenute separate nella pratica, sebbene da sempre agognate nella discussione e nell’elaborazione teorica di chi non si accontentava delle realtà com’erano ma provava a immaginare come potevano essere – per rielaborare un famoso e abusato detto del buon Robert Kennedy che di questa dicotomia, quasi paradossale, è stato, ahimè, concretamente vittima.

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Febbraio 2

L’importanza della valutazione in ambito sociale

di Giovanni Paci

pubblicato su UIDU – il network socialmente utile

Pur all’interno della più ampia famiglia della valutazione delle politiche pubbliche, la valutazione in ambito sociale assume alcune proprie peculiarità, sia con riferimento al contesto che al metodo. Il tema è rilevante per le organizzazioni non profit.
La crescita della sensibilità nei confronti della valutazione, che sta caratterizzando i protagonisti del sistema integrato dei servizi, deriva infatti anche dalla necessità, che i vari soggetti hanno, di uscire dalla marginalità e dalla scarsa considerazione che chi opera in questo ambito, decisivo per lo sviluppo e il benessere complessivo di una comunità, ha sempre avuto.

Negli ultimi decenni si è infatti assistito a una crescita di professionalità nel settore, allo sviluppo di iniziative innovative, alla creazione di legami transnazionali, che hanno portato una ventata di modernità negli approcci e nelle pratiche a cui con difficoltà corrispondono riconoscimenti di “status”. La valutazione, allora, è stata intesa anche come strumento di emancipazione e valorizzazione di buone pratiche da parte dei protagonisti della crescita del sistema di welfare.